A proposito di trabocchi...

   Ci vado ogni anno a Gessopalena e non solo per salutare persone amiche e godere della loro ospitalità.

   Ci vado anche per una sorta di pellegrinaggio al paese vecchio abbandonato dopo il terremoto del 1933 e definitivamente dopo il bombardamento del 1943.

   Regno del vento eppure nei giorni di calura ci puoi ascoltare la voce del silenzio come in nessun altro posto.

   Quest'anno una mini-guida del gruppo organizzato dal Comune mi accompagna lungo l'acciottolato della salita e mi illustra le peculiarità del luogo, le vecchie case del Gesso restaurate, i ruderi.

   Arriviamo alle scuderie e mi spiega che non erano luoghi solo per ricettare gli animali, ma spesso venivano utilizzate anche per la lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli.

   In un angolo mi fa notare il basamento di un  antico torchio vinario e mi indica sul muro il foro dove trovava posto una trave dalla quale pendeva lu penelóne, "un grosso contrappeso di pietra", spiega Finamore nel suo vocabolario, "col quale si fa abbassare la leva del congegno con cui si spremono le uve ammostate o le olive infrante ed ingabbiate".

   La giovane guida passa quindi ad illustrarmi (1) il meccanismo del frantoio a "trabocco", una macchina realizzata in legno di rovere, "costituita da quattro sostegni verticali: due nella parte anteriore e due nella parte posteriore che reggevano e guidavano una grossa trave. All'estremità di questa era collegata, per mezzo di una grande vite, un masso di pietra (lu penelóne) che fungeva da contrappeso e ne permetteva l'abbassamento o l'innalzamento. Il peso della trave e del contrappeso, gravando sulla pasta di olive, inserita e accatastata in appositi contenitori di fibre vegetali, permetteva la fuoriuscita dell'olio".

   Né più né meno che il maestoso torchio descritto da Plinio il Vecchio (I sec. d.c.), vero capolavoro di ingegnaria contadina in quel complesso eccezionale che era il trapetum romano.

   Una volta a casa, cerco subito su vocabolario del Finamore (ed. 1880) la definizione di trabbócche: "Grave e lunga leva da spremere le olive infrante" e appresso "ordegno per pescare il pesce presso gli scogli o poco dentro la riva".

Adelia Mancini

 

   (1) Fonte: G. Di Falco - A. Manzi - C. Manzi, I gessi di Gessopalena e della valle dell'Aventino, ed. Ianieri, 2003.