Riaffiora, con una vivezza di
particolari, il ricordo di "li risciùle spacchite" sulla fumosa graticola della
fornacella, con la grossa pellicina, gonfiata dal calore e il grasso sfrigolante
sulla brace, mentre l'odore riempiva stanze e strada.
Erano grosse triglie ripulite, spaccate,
cosparse di pepe e seccate al sole, pronte per l'arrosto; il pesce secco era
costituito da polpi, calamari, seppie e pesci piccoli (li cicinnine) che
ammollati nell'acqua, d'inverno, sostituivano il "brodetto".
Poi, come ha scritto l'articolista, col
sopraggiungere di altri eventi, le belle paranze scomparvero dalla nostra
spiaggia ed ebbe inizio l'esodo dei giovani marinari verso i porti liguri:
Genova, Santa Margherita, Oneglia, per imbarcarsi sulle navi o sui grandi motori
da pesca, stabilendosi con le famiglie nelle nuove residenze.
E sono, loro i cari e bravi sanvitesi, anziani e
discendenti, a ridare movimento e vitalità a San Vito, durante i mesi estivi; le
antiche case restaurate, il nostalgico ricordo del "Colle", la voce del sangue,
richiamano con atavico palpito d'amore, a respirare l'aria nativa, a
riabbracciare con lo sguardo quell'azzurro che li ha nutriti, cullato i loro
sogni e chiamati a vivere nel periglioso mistero del mare che, a volte, ne ha
richiesta la vita.
Grazie nostri bravi emigranti! Vi accompagnino
sempre la fortuna, la protezione del Signore e l'amorevole accoglienza di noi
paesani che andiamo a goderci, pensando a voi, l'aria salubre "di lu Colle" e la
visione di quell'incantevole panorama che "intenerisce il core".