Candida Di Santo

   Candida Di Santo (1903-1993) è nata a Colletorto (CB), ma sin dal 1938 è vissuta a Lanciano. E' stata maestra elementare per oltre quarant'anni e ricevette la medaglia d'Oro dal Ministero della Pubblica Istruzione per l'alto impegno educativo e professionale.

   Ha scritto una "bio-bibliografia" sul marito (il poeta Cesare Fagiani, scomparso prematuramente nel 1965), un atto unico dal titolo "Ciole", ed ha pubblicato una raccolta di poesie "L'utime pianine" ( Ed. Itinerari, Lanciano). Solo dopo la morte del congiunto, Donna Candida ha cominciato a partecipare ai vari concorsi e alle rassegne. Tutto fa pensare che alcune poesie già le custodiva da tempo nel cassetto. Per pudore, credo che non le avesse mai fatte leggere neanche al marito. Lei me l'ha sempre negato. Comunque, in breve tempo riuscì a farsi apprezzare come scrittrice e poetessa. Prima era rimasta nell'ombra e nel silenzio, la dedizione allo sposo era totale e appagante. Viveva dei suoi successi e vi concorreva pienamente.

   Scrive di lei Vittoriano Esposito: "le sue poesie hanno una leggerezza di tocco e d'accento tale da vincere le resistenze di coloro che non credono ancora nel dialetto come strumento espressivo di vera arte". Sono d* accordo sulla leggerezza, intesa come levità tematica e stilistica.

   Ho conosciuto Donna Candida verso la fine degli anni ottanta, quando misi in scena la sua commedia "Ciole". Ogni tanto la ricordo ancora. Spesso la penso. Era una vera signora. Sono rimasto affascinato dalla sua gentilezza, dal suo candore quasi fanciullesco, dal suo rigore spirituale. Mostrava stima per ogni pur piccola poesia e incoraggiava chiunque manifestasse interessi letterali, specie se in dialetto. E sapeva riconoscere la vera arte, anche se non disprezzava il dilettante e l'improvvisatore.

   La sua poesia, fatta di memoria, di luoghi comuni e di paesaggi del passato, è semplice e lineare. Ricorda da vicino le poesie del Pascoli o di Ada Negri che si studiavano una volta alle scuole elementari. La sua poetica è un impasto dì rimpianti nostalgici e sentimentali, ma hanno il pregio raro di elevare l'animo umano a grandi vette partendo da piccole cose terrene: "nu pianine, na rènele, n'urganette, nu lumine, na gnellucce, nu fiore, le campane,ecc...".

   Dalla fisicità dell'oggetto o del luogo, come per magia, Donna Candida ci trasporta sulle cime della spiritualità. E tutto questo lo fa con la poesia, senza che ce ne accorgiamo.

Antonio Fantini - Luglio 1996