La ‘uardïóle

   Di legno leggero a forma di arco veniva poggiato in cima alla «scianne» perchè sorreggesse un panno, più o meno leggero a seconda delle stagioni, per proteggere il viso del bambino (chè, in sostanza, solo questo restava scoperto nell’imbacuccamento totale della fasciatura) dalla luce, dal freddo o dalle mosche e consentisse nello stesso tempo di sorvegliarne il sonno.

   Tra i gesti amorevoli di pietas ai quali venivano abituate le bambine c’era infatti quello di «parà’ le mosche», in un’epoca in cui queste convivevano a schiere di parecchie decine con gli ambienti domestici, tanto dal viso di un bambino dormiente quanto di un anziano malato, momenti vissuti in obbedienza totale, ma con grave disappunto perchè il tempo in un’occupazione siffatta non passava mai.

   Quale rapporto tra questo “optional” della culla e la finestrella-pertugio, spesso con grata o sbarre, dietro la quale si affacciava guardinga la persona, non saprei dire. Che il comune denominatore fosse proprio nella funzione che la «‘uardïóle» consentiva, ovvero quello di sbirciare con cautela?