La crijanze

   "Senza niçiuna crijanze" è l'espressione con cui questa mattina la signora che incontro abitualmente sul bussetto stigmatizza il comportamento maleducato di certa sua conoscente.   

   "Crichilogne" la voce, per nulla adulterata la cadenza dialettale, il lessico improntato alla migliore scuola del purismo vernacolo.

   Afferro al volo e riassaporo la valenza di una parola che non mi capita tanto spesso di sentire né di usare. La "creanza*' che l'italiano ha ereditato dallo spagnolo è rimasta nel dialetto non solo foneticamente identica alla "crianza" dello spagnolo ma esplicita anche nella nostra parlata il concetto di quel corredo di educazione che tutti dovrebbero possedere. E in un testo di pedagogia trovo (guarda caso!) che la lingua spagnola ha utilizzato fino al secolo d'oro il termine "crianza" per riferirsi proprio ai fatti educativi.

   Vox media, come la "furtune" ad esempio, la "crijanze" ha bisogno di essere accompagnata da un aggettivo ("bona crijanze", "mala crijanze") o di essere pronunciata con particolare tono di voce ("a la facce de la crijanze"! "ma che crijanze"!) per acquistare senso positivo o negativo.