Li mirìcule
La stagione ne è stata avara,
- L’a cichite lu calle! Ne li vide ca s'a sicchite appena a
cascate lu fiore? -
In effetti abbiamo setacciato con
scarsi risultati le siepi sotto la ripa e quelle lungo la strada, a riprovare la straordinaria emozione che consente agli adulti di allungare il segmento delle speranze, rituffandosi giovanilmente nei gesti che hanno fatto lieta e incantata la propria infanzia. E il fascino di “lu ì pe’ miricule” è uno di quelli che non conosce i segni del tempo.
"I’ gode pure a ccòjje pe’ li ruve,
quande vé, li mirìcule di fratte,
che è mmaruanìelle e
nen s'accatte,
e cche ppènne a rrecciàppele gne ll'uve".
Se ne raccoglievano tante di more, grosse e nere, spingendosi fin
dentro le siepi e portandone i
segni nei graffi (addò ti si ite anneà’ pe’ rrascicarte accuscì?);
si
mettevano insieme per una condivisione con
gli altri compagni, per
mangiarne voracemente e “'mbaffararse fin'a le recchìe” oppure spremerne il succo "nghe lu cciffe e cciaffe",
un aggeggio realizzato
con. abilità e pazienza.
Senza alcuna considerazione per la
polvere che le strade bianche facevano accumulare sulle fratte si consumavano senza lavarle e, purtroppo,
in mezzo a tanta gioia non erano infrequenti i casi di tifo.