Lu stare

   Stare e Starucce, semplici e nobili contenitori ricavati dall'intreccio sapiente di liste di canne e i più giovani e sottili polloni d'ulivo che mani operose approntavano per lo più nei giorni d'inverno quando il tempo inclemente non consentiva altro lavoro in campagna, adornavano, disposti in ordine quasi sacrale, le pareti bianche di calcina degli ambienti domestici di un tempo.

   Ve n'erano di tutte le grandezze, rigorosamente distinti per ogni uso, tutti corredati del loro mantíle (latino mantéle / mantíle, greco moderno mántilo; trapezomantílo), e della loro mantriggne o mantriggnone, altrettanto rigorosamente distinti, sì che lu stare per mettere a lievitare la massa aveva il suo mantile bianco e quello che serviva a raccogliere il pane sfornato poteva averlo anche a righe, quelle che caratterizzavano lo specifico tessuto in casa, utilizzato anche per i "sacconi".

   Mantriggne o spare bianche accompagnavano lu stare per i dolci che era tra i pochi, mi pare di ricordare, insieme a quello usato per deporvi la biancheria stirata ad avere forma anche ovale. E particolare riguardo, come si conviene ad ogni contenitore per cibi, si aveva per lu stare o lu starucce nel quale si faceva sgocciolare la verdura lavata e che non era lo stesso usato quando la verdura veniva raccolta e mondata.

   Stare e starucce, una volta invecchiati, erano riciclati in vario modo e soprattutto adoperati per filtrare la liscivia di cenere, il detersivo dell'epoca, oltre al sapone.

   L'espressione "purtà lu stare", così apparentemente anonima, oltre che riferita alla donna che portava i vari pasti agli uomini che lavoravano nei campi, connotava tutta una serie dì avvenimenti: nascite e morti, fidanzamenti e sposalizi, malattie e guarigioni e in queste circostanze li stare erano di rappresentanza, finemente lavorati con vimini, corredati con la biancheria migliore, riccamente addobbati.

   Ma "purtà lu stare" equivaleva anche all'omaggio settimanale in natura, prefissato per generi e quantità, che le donne della famiglia del mezzadro, moglie, figlia o nuora, recavano al padrone del fondo e che era più ricco e più vario in occasione delle feste. Solo in quest'ultimo caso il padrone ricambiava con un suo omaggio (per lo più pasta, o carne di vitello, o pesce, o, in alternativa, stoccafisso e baccalà). Abilità sorprendente delle donne di un tempo quella di portare in perfetto equilibrio lu stare sulla testa con il busto eretto e il ritmico ancheggiare che nelle più giovani diventava sottile messaggio erotico.

Adelia Mancini