Note sul Consiglio comunale, Pino Ferraro

   Sono nove le interrogazioni e interpellanze presentate per il Consiglio Comunale. Le prime cinque sono state disattese dal Sindaco o da chi ne fa le veci, pur se presentate in tempo utile. La “giustificazione” è che sono state visionate a O.d.G. chiuso. Giustificazione non giusta: il Sindaco, o chi ne fa le veci, ha la Facoltà d’Integrazione dell’O.d.G.. Nel corso del dibattimento, molto acceso, sull’argomento, si è capito che “non c’era tempo” sufficiente. Le “giustificazioni” scritte, indicavano invece un ritardo di consegna del protocollo che è d’immediata disponibilità del Sindaco o di chi ne fa le veci. Allora erano cinque le interrogazioni e interpellanze, adesso sono nove, a cumulo di disattesa saranno corrispondentemente raddoppiate.
   Lo svolgimento dell’ultimo Consiglio è stato di dimostrazione di forza di una Maggioranza, che proprio perché rappresentativa del 38% dell’elettorato, ci tiene a mostrare di avere una forza d’incanto maggiore, sopprimendo ad alzata di mano la voce delle Minoranze, anche la più ragionevolmente a vantaggio del Consiglio. Esempio l’elezione, a modifica di Statuto, del Presidente del Consiglio, di cui non è prevista di necessità la funzione, perché esercitata direttamente dal sindaco per i Comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti(1). La proposta di affidare l’incarico alla Minoranza non è stata presa in considerazione, perché oppositiva della “politica” della Maggioranza. Qui però si tratta di una funzione non direttamente politica, ma organizzativa, se non ordinariamente etica. Dispiace costatare che del ruolo di Presidente del Consiglio viene incaricato un esponente da gratificare, con tanto di mano sulla spalla, nella circostanza del dibattimento, a indicare l’eletto, senza pronunciarne il nome, ma designandolo così come è costume tra i Templari. Dispiace ancora di più che a motivare l’esigenza del ruolo, di cui per cinque anni si è fatto a meno (ma gli assessori allora erano di più), siano ragioni di “ordine” ovvero da “capoclasse” chiamato a “tenere l’aula”, lasciando intendere che il Sindaco non ne è “capace” ovvero non ne è “in grado”, facendo scadere il suo ruolo di guida riconosciuta del Consiglio e qui voglio anche personalmente sostenere, manifestando il personale dispiacere. Tant’è la considerazione del Sindaco da chi lo fa vice.
   Le interrogazioni/interpellanze sono nove, al momento. Col passare dei giorni “utili” (come recitava un consigliere) per la convocazione del Consiglio (ma “utili” a chi?) riguardano certo il Resort, il Porto, ma riguardano anche la viabilità, l’abusivismo edilizio conclamato, la sicurezza, il paesaggio. Sono state raccolte le indicazioni pubblicate sui “siti d’attenzione”, così viene qui da chiamarli, che denunciano un disservizio e altro.
   L’esperienza di questo mese sollecita a ripensare un piano complessivo di Paese in ragione delle esigenze della comunità. Perciò non solo Resort e Porto che sono la punta di un progetto disastroso, perché attento a “utili” di indubbio valore e interesse sociale, cumulando il consumo dell’ambiente e la distruzione della storia locale insieme alle sue prospettive. Le questione urgenti vanno dal Lavoro, che reclama un significativo indirizzo economico, e non certo i chioschi delle promesse, all’evasione tributaria, dalla destinazione dei Trabocchi (sui quali ritorneremo con forza) a quella del Parco, che a un’amministrazione lungimirante legherebbe ai progetti programmati, sia pure insani, ricavandone valore aggiuntivo, per arrivare, e non in fine, all’incuria che con l’arrivo di settembre si presenterà con più marcata evidenza per la scuola, ai territori mal collegati o isolati, alla mancanza di attenzione ai più giovani, ai bambini, alla mancanza di riconoscimenti sociali, culturali, di studio e di lavoro che in tanti meritano acquisendoli altrove, non ultimo in questione è il bisogno di aiuto per chi non può soddisfare da solo il proprio esercizio d’esistenza quotidiano.
  Il Resort e il Porto, se resi esclusivi dell’attenzione della critica sociale, rischiano di portarci nella rete della disamministrazione di questi anni e giorni. Occorre allora riandare tra le persone, riprendere e dare la parola, ascoltare, informare, essere presenti là dove l’attenzione è assente.
   San Vito sul piano regionale e provinciale sta perdendo ruolo e funzione. Quest’estate non ha avuto fin qui un programma. Aspetteremo Cala Lenta. Servirà a narcotizzare ancora per un anno le urgenze, lasciate alle brecce come le linee ferroviarie dismesse. Gli operatori turistici sono stati lasciati soli, altrettanto i turisti, i cittadini, lasciati senza quei servizi rappresentativi di una comunità che aspira insieme col benessere alla gioia che il Paese offre e reclama. È necessaria per tutto questo un’ASSEMBLEA CITTADINA da tenere per la fine del mese.

(1) La materia relativa al presidente del consiglio comunale è disciplinata dall’art. 39 del d. lgs. n. 267/2000 il quale, al comma 1, dispone, tra l’altro, che “nei comuni con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti lo statuto può prevedere la figura del presidente del consiglio”. Il comma 3 del medesimo art. 39 prevede che “nei comuni con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti il consiglio è presieduto dal sindaco…. salvo differente previsione statutaria”.