Il sogno, l'utopia, l'intimità (2)

   I Consigli Comunali ai quali ho partecipato li ricordo felice, con discussioni animate, false quando c’era chi difendeva ciò che sapeva e sentiva indifendibile, e veri quando si cercava insieme una serena armonia d’impegno comune per il Paese. Sono stati accesi, combattuti, talvolta condotti con espedienti irragionevoli. Personalmente non ho mai creduto che quegli incontri dovessero diventare una guerra, ma esprimere una ragionevole reciprocità critica per il Bene Comune. Le guerre si perdono sempre, dura poco il tempo dell’illusione che siano una vittoria per una parte a danno di un’altra. Il mio sogno lo conosce tutta San Vito, ed è il sogno interiore di ognuno a San Vito. L’utopia è comune.

   Non mi sono dimesso da quella carica, no. Il programma di «San Vito Bene Comune» si può ancora leggere. Ed è straordinario, ancora adesso. La lettera di dimissioni, per passaggio di consegna, è agli atti del Consiglio, si può leggere. Fu il gesto conseguente di un progetto, un sogno appunto. Saremmo stati tutti consiglieri alternandoci, a turno, di anno in anno, tenemmo riunioni e prendemmo la decisione a questo fine, tutti avrebbero fatto esperienza del Consiglio, perché si potesse arrivare finalmente a una politica formativa. Il desiderio si educa. Fu una scelta decisa insieme. Doveva seguire chi era in quota d’ordine dei numeri elettorali. Non è successo. Quel rimando di una politica diversa, quello stile, si è inceppato, non ci sono stati più passaggi di turno. Non c’è stata più neppure la comunicazione. Non mi sono dimesso perché il sogno era finito, anzi con quelle dimensioni continuava. E continua in tutti noi che l’abbiamo promosso. L’avvicendamento dichiarato non c’è stato. La persona che seguiva in terza successione era pronta. Il testimone della staffetta lo passa chi lo ha in mano. Non è successo. Non so perché. Non ogni cosa ha una ragione, ma c’è una ragione per ogni cosa.

   I sogni quando non si realizzano diventano incubi, ti perseguitano. Io sogno ancora, perciò son desto. Con lo stesso spirito, con più forza, con più determinazione adesso. Con lo stesso amore. Non ho interessi, non ho alibi, non ho partiti, ma sono di San Vito e per San Vito. È la mia intimità. Ha suoi ordini. L’intimità ti ordina di non smettere di sognare. L’utopia non è come si dice il “nessun luogo”. L’utopia ha luogo nell’intimità. Ed è la politica dell’intimità il sogno di ognuno. Continua, perché è in ognuno, bisogna farlo uscire dalla clandestinità, liberarlo dal risentimento, perché ritorni uguale come mai è stato prima. Felice quel paese che si sveglia nel proprio sogno. (Il sogno continua, NdR)

Pino Ferraro