Il sogno

   Il giorno 11 dicembre 2012 scrissi su questo sito il seguente articolo:

Il sogno

"Non sopporto la gente

che non sogna" (Guccini)

   Nell'articolo precedente, intitolato "L'utopia", chiudevo il mio discorso augurandomi che il "sogno" di avere un'amministrazione, che non fosse solo maggioranza e minoranza, diventasse realtà, ma così non sarà.

   Oggi la speranza che qualcosa potesse cambiare, che il "Muro di San Vito" potesse cadere sotto la spinta d'urto delle idee, è svanita e per abbattere questo muro non è stata sufficiente la volontà ferrea di Pino Ferraro, che in un'aula consiliare desolatamente vuota, ha fatto capire alle cinque persone presenti che, come estremo atto di dignità, si dimetterà da consigliere comunale.

   E, ricorrendo ancora una volta a Francesco Guccini, mi sento di riassumere il discorso di Pino con questa frase:

"Facciamola finita,

venite tutti avanti,

nuovi protagonisti

politici rampanti...

Che avete fatto

del qualunquismo un'arte".

   Ma dove vogliono andare questi politici con gli occhi chiusi dalla loro arroganza ed incapacità? Non andranno lontano e non ci porteranno lontano, perchè l'amministrazione di un paese non si può limitare solo al far di conto e a fermarsi davanti alla tirannia dei numeri.

   Sarà difficile, anche se non impossibile, portare avanti il "Bene Comune" senza Pino e chi lo sostituirà avrà davanti a sè un compito molto gravoso, perchè sarà facile ricadere nella logica del muro contro muro, della maggioranza che comanda su di una minoranza, perchè qualcuno, forse dal cielo, ha voluto che così fosse.

   La speranza del cambiamento è naufragata in questo mare freddo e deserto dell'aula consiliare di oggi.

   Ebbene a distanza di tre anni lo ripropongo con una piccola osservazione: il "Bene Comune" aveva bisogno di Pino, che non doveva dimettersi se consideriamo che chi lo ha sostituito, da allora ad oggi, non si è dimostrato all'altezza del mandato degli elettori vista la presenza poco utile e produttiva in consiglio.

   Probabilmente Pino aveva già capito in anticipo che l'esperienza del "Bene Comune" era finita e che le sue dimissioni sarebbero solo state la conclusione di un breve sogno, che difficilmente potrà ripresentarsi davanti a noi.