Il Consigliere Sig. Gennaro Tosti ha risposto alle eccezioni del Sig. Borga nei seguenti termini:

   Sebbene certo che nessun componente del Consiglio possa far eco alle futili ragioni messe in campo dal Sig. Borga, pure cercherò di confutarle esuberantemente.

   Non è nuova l’idea della strada da me progettata, essa è stata sempre un’ispirazione della parte del pubblico che la pensa rettamente. Se fino ad oggi non si è vista realizzata tale opera, dobbiamo ripeterlo dal pensare retrivo de’ nostri passati Amministratori dal servaggio in cui eravamo sotto l’aborrito Governo, ove il Pretume ficcava il naso da per tutto, e col dispotismo Algerino dei Vescovi affocava ogni ideale di bene pubblico.

   Debbo scandalizzarmi però del come il Consigliere Sig. Borga vecchio liberale del 21 possa ancora avere una venerazione per le calze paonazze, invitandoci a rispettare una disposizione Saggesiana, ed un avviso del Consiglio degli Ospizî del 1855.

   E vorrebbe far valere questi grandi titoli nel 1864, ed in forza di essi togliere ad un Consiglio Comunale i diritti conferitigli dalle Leggi sanzionate dalle Camere e dal Sovrano.

   Il Sig. Borga già col suo ragionamento è andato di palo in frasca. Ha cominciato per dire che l’ostacolo unico era la Congrega ed ha concluso di dritti fra Chiesa e Stato, fra preti e borghesi.

   Signori! Il Sig. Borga mi sprona a parlar troppo, ma io non ho volontà di perder fiato, perché non sono qui presenti quei tali che desidero.

   Domando nuovamente al Sig. Borga. E’ Chiesa o stalla quello che si vuole abbattere? Lurido puntellato, senza pavimento, senza volta, con un tetto cadente, che nella più lieve pioggia, obbliga il Sagrestano a parar le acque con tinacci, pignatte e scodelle, non pulirsi un Tempio dedicato a Dio, ma un locale da ricoverare malamente animali neri, ed ove quando la pretesa di conservarsi fosse per addirlo a quest’uso sarebbe meno riprovevole, per l’utile che ne avremmo di non veder passeggiare per il paese tanti seminaristi quadrupedi.

   Al Sig. Borga si è fatto credere che io voglio distruggere le Congreghe. Ho rispettato sempre le associazioni religiose e di carità, quando esse mirano al ricovero dei poveri, alla cura dei malati, alla istruzione pubblica, e cose di simile natura.

   Ma domando al Sig. Borga cos’è la Congrega dell’Addolorata per la quale si mena tanto rumore. I fratelli non hanno altro scopo che quello di ficcarsi presso qualche incauta famiglia colpita dalla sventura di perdere il padre, e consigliare una processione dove essi intervengono vestendo la maschera del pulcinello, ed acchiappano trenta carlini.

   Di queste somme incassate, quale uso buono si è fatto? Guardiamo un poco la Cappella della Congrega, e ridiamo. Un altare fiancheggiato da due statue, una con mezza testa, l’altra senza mani e piedi, una Croce nel mezzo nera quanto un tizzone per le immondizie delle mosche: un quadro decorticato, dal quale non si rileva alcuna immagine: sei candellieri torniti dalla fondazione di Pretoro, dai quali si potrebbe ricavare tabacco Laccese: una vecchia tovaglia affumicata, ed un pezzo di fune pendente alla destra dell’altare, che rivela alla bassa gente un voluto miracolo del 700. Non vi si celebra messa, non vi si recita una corona, o un de profundis. Privo di ogni altra suppellettile, la Congrega non ha una pianeta, non un calice, non una stola, un camice, un piliale, un messale.

   Ma perché farmi ripetere cose che fanno disdoro al nostro paese, e che scandalizzano le autorità che ci governano. Ricordo solo, non per elogiarmene, che pel Cristo morto di proprietà della Congrega, sborsai io di anni dietro di mia tasca una somma per fare otto camici neri, onde non vederlo portato in processione da quattro facchini scalzi e laceri, e lo stesso Cristo era ridotto così lurido, che dobbiamo elogiare pochi giovinotti che lo fecero riattare l’anno appresso, quando i fratelli della Congrega non se ne davano pensiero. Né posso fare a meno di rammentare ciò che nel momento vado ricordando, che i classici fratelli dell’Addolorata in talune solennità han dovuto prendere ad imprestito i camici ed i lucchetti da altra Congrega della vicina città di Lanciano.

   Signori, io ben vedeva che lo zelo del Sig. Borga rappresentante il partito del medio evo, non aveva altro scopo che di ostacolare l’immegliamento del paese anche a discapito della decenza religiosa, perché tutti non ignoriamo la impossibilità di potersi da una Congrega così meschina, e dove il più giovane fratello conta una ottantina d’anni affrontare una opera bastantemente forte per ridurre il locale in parola in modo da chiamarsi Chiesa, io proponeva anticipatamente tre locali, ed offriva anche la mia Cappella, onde mostrare al Sig. Borga, ed ai suoi vecchi commilitoni, che io ho sentimenti di Religione vera, e non superstiziosa, tanto da desiderare che la Casa di Dio sia tenuta con quella proprietà che si addice alla sua Magnificenza.

   Ma alla fin fine fo un’altra riflessione. Le fabbriche minaccianti ruine non demolite, quando il proprietario non vi fa le riparazioni necessarie, e maggiormente la demolizione è reclamata in una Chiesa, a causa della pubblica tutela, né quella in progetto fa privazione al popolo, come dice il Sig. Borga, poiché ne abbiamo altre quattro di Chiese, e la quinta in costruzione.

   Il Consiglio perciò metterà in non cale qualunque ostacolo che sappia di solo spirito di opposizione, e che si fa da quella classe che non vede al di là del naso,, e che non seppe far mai nulla di buono, ed ora pretende che neppure gli altri facessero, onde farci restare costantemente nella radicata rozzezza senza farci spingere a quei tali immegliamenti che ci farebbero mettere a livello degli altri civili paesi del Settentrione, e per i quali immegliamenti solo, la classe ignorante si persuaderebbe coi fatti che col cambiamento politico se n’è avuto un guadagno.

   Presento il disegno richiesto dai Consiglieri Sig. Vito e Pompeo Tosti, e dal quale si rileva la comodità della strada per la sua larghezza da quattro a cinque metri, e per la pendenza al 4,27 per 100.