Archivio storico del Comune di San Vito 
Chietino 
Anno 1864 
I Consiglieri Tosti – Borga – Per la demolizione della Chiesa.
 
   Il Consigliere Giuseppe Borga osserva che da molto tempo, e senza 
buon risultato, da taluni si vagheggia l’idea di demolire la Chiesa del 
Purgatorio per aprirvi una nuova strada sotto l’apparente veduta di rendere più 
comodo l’accesso al Paese, comechè il Paese non fosse contornato da comode 
strade, e per conseguire il voluto bene non si rinviene altro mezzo che quello 
di distruggere una Chiesa. A prescindere che tale opera non è necessaria né 
voluta dalla popolazione, la quale vedrebbe con dispiacere demolita una Chiesa, 
delle quali difetta il Paese nell’interno di esso, è pure a riflettersi che 
sebbene la Chiesa del Purgatorio in origine non fosse parte di quelle 
Parrocchiale, come dimostra la separata e propria porta d’ingresso, munita di 
Stemma di una Congrega, alla quale appartiene, pure per comodo della popolazione 
in progresso di tempo vi si aprirono delle comunicazioni colla Chiesa Madre, e 
ne sono chiaro argomento i due grandi archi aperti senza architettura nel muro 
divisorio. Attualmente la Chiesa del Purgatorio può dirsi che faccia parte, e 
parte necessaria della Chiesa Parrocchiale, giacchè vi sono stabiliti i 
Confessionali, vi si conservano le Statue dei Santi in appositi stipi, oggetti 
che non si potrebbero allogare in altri siti della Chiesa Madre; il Cristo morto 
sotto l’altare della Congrega; vi è istallata altra Congrega del SS.mo Rosario 
col rispettivo altare privilegiato per disposizione dell’Arcivescovo Saggese; 
nelle funzioni la popolazione non avrebbe dove allogarsi se la Chiesa Madre 
venisse menomata di quella del Purgatorio, e non potrebbe aprirsi alcuna strada 
senza demolire la Sagrestia della Chiesa Parrocchiale, essendo quella 
immediatamente dopo la Chiesa del Purgatorio, colla quale ha il muro comune. 
Finalmente se la Chiesa deve essere rispettata, né lo Stato deve ingerirsi delle 
sue credenze, delle sue istituzioni, dei suoi riti, e funzioni, quando non si 
oppongono alle leggi dello Stato, maggiormente devono rispettarsi i suoi Tempii, 
che sono i mezzi indispensabili per l’esercizio di quella Religione alla quale 
appartengono, non si sa comprendere, come questo Consiglio vorrebbe proporre la 
demolizione di una Chiesa, o parte di essa. Quindi il Consiglio dovrebbe deporre 
ogni idea al riguardo per le addotte ragioni, anche perché il Municipio andrebbe 
incontro ad un giudizio colla Congrega del Purgatorio e Madonna dei sette Dolori 
che ne è proprietaria, 
invece dovrebbe il Consiglio rivolgere le sue premure ad opere urgenti e 
necessarie, che ben conosce senza bisogno di numerarle. Si rammenta in oltre a 
questo rispettabile Consiglio che nei primi giorni di Febbraio 1855 il Consiglio 
Generale degli Ospizi decise che il locale di cui si tratta, non si toccasse in 
verun conto, né più se ne parlasse; e ciò in risulta alle premure che in allora 
si praticarono, simili a quelle che ora si vorrebbero rinnovare per la 
demolizione della ripetuta Chiesa del Purgatorio. Tale decisione fu comunicata 
al Sig. Sotto-Intendente del Distretto, e quindi di conseguenza al Sindaco di 
questo Comune, come potrebbe verificarsi in questo Archivio. Si urta perciò con 
cosa risoluta e giudicata, dietro cognizione di causa. Nella presente quistione 
non si tratta di quistioni colla Congrega della quale fo parte, ma di vedere se 
il potere Secolare abbia dritti sulle cose Ecclesiastiche. L’essere Priore di 
una Congrega vuol dire essere Cristiano, e tali reputo tutti i Colleghi 
Consiglieri, i quali dovrebbero applaudire alle mie idee a norma del Principio 
stabilito di Libera Chiesa in libero Stato, che vuol dinotare di non poter l’uno 
invadere i dritti e le proprietà dell’altro. 
Il Consigliere Sig. Gennaro Tosti ha risposto alle eccezioni del Sig. Borga nei 
seguenti termini: Sebbene certo che nessun componente del Consiglio possa far 
eco alle futili ragioni messe in campo dal Sig. Borga, pure cercherò di 
confutarle esuberantemente. Non è nuova l’idea della strada da me progettata, 
essa è stata sempre un’ispirazione della parte del pubblico che la pensa 
rettamente. Se fino ad oggi non si è vista realizzata tale opera, dobbiamo 
ripeterlo dal pensare retrivo de’ nostri passati Amministratori dal servaggio in 
cui eravamo sotto l’aborrito Governo, ove il Pretume ficcava il naso da per 
tutto, e col dispotismo Algerino dei Vescovi affocava ogni ideale di bene 
pubblico. Debbo scandalizzarmi però del come il Consigliere Sig. Borga vecchio 
liberale del 21 possa ancora avere una venerazione per le calze paonazze, 
invitandoci a rispettare una disposizione Saggesiana, ed un avviso del Consiglio 
degli Ospizî del 1855. 
E vorrebbe far valere questi grandi titoli nel 1864, ed in forza di essi 
togliere ad un Consiglio Comunale i diritti conferitigli dalle Leggi sanzionate 
dalle Camere e dal Sovrano. Il Sig. Borga già col suo ragionamento è andato di 
palo in frasca. Ha cominciato per dire che l’ostacolo unico era la Congrega ed 
ha concluso di dritti fra Chiesa e Stato, fra preti e borghesi. Signori! Il Sig. 
Borga mi sprona a parlar troppo, ma io non ho volontà di perder fiato, perché 
non sono qui presenti quei tali che desidero. Domando nuovamente al Sig. Borga. 
E’ Chiesa o stalla quello che si vuole abbattere? Lurido puntellato, senza 
pavimento, senza volta, con un tetto cadente, che nella più lieve pioggia, 
obbliga il Sagrestano a parar le acque con tinacci, pignatte e scodelle, non 
pulirsi un Tempio dedicato a Dio, ma un locale da ricoverare malamente animali 
neri, ed ove quando la pretesa di conservarsi fosse per addirlo a quest’uso 
sarebbe meno riprovevole, per l’utile che ne avremmo di non veder passeggiare 
per il paese tanti seminaristi quadrupedi. Al Sig. Borga si è fatto credere che 
io voglio distruggere le Congreghe. Ho rispettato sempre le associazioni 
religiose e di carità, quando esse mirano al ricovero dei poveri, alla cura dei 
malati, alla istruzione pubblica, e cose di simile natura. Ma domando al Sig. 
Borga cos’è la Congrega dell’Addolorata per la quale si mena tanto rumore. I 
fratelli non hanno altro scopo che quello di ficcarsi presso qualche incauta 
famiglia colpita dalla sventura di perdere il padre, e consigliare una 
processione dove essi intervengono vestendo la maschera del pulcinello, ed 
acchiappano trenta carlini. Di queste somme incassate, quale uso buono si è 
fatto? Guardiamo un poco la Cappella della Congrega, e ridiamo. Un altare 
fiancheggiato da due statue, una con mezza testa, l’altra senza mani e piedi, 
una Croce nel mezzo nera quanto un tizzone per le immondizie delle mosche: un 
quadro decorticato, dal quale non si rileva alcuna immagine: sei candellieri 
torniti dalla fondazione di Pretoro, dai quali si potrebbe ricavare tabacco 
Laccese: una vecchia tovaglia affumicata, ed un pezzo di fune pendente alla 
destra dell’altare, che rivela alla bassa gente un voluto miracolo del 700. Non 
vi si celebra messa, non vi si recita una corona, o un de profundis. Privo di 
ogni altra suppellettile, la 
Congrega non ha una pianeta, non un calice, non una stola, un camice, un piliale, 
un messale. Ma perché farmi ripetere cose che fanno disdoro al nostro paese, e 
che scandalizzano le autorità che ci governano. Ricordo solo, non per 
elogiarmene, che pel Cristo morto di proprietà della Congrega, sborsai io di 
anni dietro di mia tasca una somma per fare otto camici neri, onde non vederlo 
portato in processione da quattro facchini scalzi e laceri, e lo stesso Cristo 
era ridotto così lurido, che dobbiamo elogiare pochi giovinotti che lo fecero 
riattare l’anno appresso, quando i fratelli della Congrega non se ne davano 
pensiero. Né posso fare a meno di rammentare ciò che nel momento vado 
ricordando, che i classici fratelli dell’Addolorata in talune solennità han 
dovuto prendere ad imprestito i camici ed i lucchetti da altra Congrega della 
vicina città di Lanciano. Signori, io ben vedeva che lo zelo del Sig. Borga 
rappresentante il partito del medio evo, non aveva altro scopo che di ostacolare 
l’immegliamento del paese anche a discapito della decenza religiosa, perché 
tutti non ignoriamo la impossibilità di potersi da una Congrega così meschina, e 
dove il più giovane fratello conta una ottantina d’anni affrontare una opera 
bastantemente forte per ridurre il locale in parola in modo da chiamarsi Chiesa, 
io proponeva anticipatamente tre locali, ed offriva anche la mia Cappella, onde 
mostrare al Sig. Borga, ed ai suoi vecchi commilitoni, che io ho sentimenti di 
Religione vera, e non superstiziosa, tanto da desiderare che la Casa di Dio sia 
tenuta con quella proprietà che si addice alla sua Magnificenza. Ma alla fin 
fine fo un’altra riflessione. Le fabbriche minaccianti ruine non demolite, 
quando il proprietario non vi fa le riparazioni necessarie, e maggiormente la 
demolizione è reclamata in una Chiesa, a causa della pubblica tutela, né quella 
in progetto fa privazione al popolo, come dice il Sig. Borga, poiché ne abbiamo 
altre quattro di Chiese, e la quinta in costruzione. Il Consiglio perciò metterà 
in non cale qualunque ostacolo che sappia di solo spirito di opposizione, e che 
si fa da quella classe che non vede al di là del naso,, e che non seppe far mai 
nulla di buono, ed ora pretende che neppure gli altri facessero, onde farci 
restare costantemente nella radicata rozzezza senza farci spingere a quei tali 
immegliamenti che ci farebbero mettere a 
livello degli altri civili paesi del Settentrione, e per i quali immegliamenti 
solo, la classe ignorante si persuaderebbe coi fatti che col cambiamento 
politico se n’è avuto un guadagno. Presento il disegno richiesto dai Consiglieri 
Sig. Vito e Pompeo Tosti, e dal quale si rileva la comodità della strada per la 
sua larghezza da quattro a cinque metri, e per la pendenza al 4,27 per 100.