I sanvitesi (4)

  E' nel 1799, inizio della dominazione francese (verso i quali alcuni signorotti si schierarono subito a favore), che molte di queste famiglie si ritrovarono spogliate dei loro possessi. Addirittura alcuni pagarono con la vita l'opposizione all'invasione francese, come la famiglia della Fazia, di cui un certo Filippo, allora capo della popolazione di San Vito, fu portato a Napoli e ghigliottinato. A quest'epoca comincia il potere dei Tosti e la decadenza dei della Fazia.

   Nel 1874, alla fine del suo mandato quinquennale, il sindaco Tosti fa pubblicare un opuscolo cercando di coprire tutte le manchevolezze commesse durante la sua gestione del Comune di San Vito. Purtroppo per lui non fu creduto neanche dalle autorità provinciali, che, con una lettera riservata, lo invitarono addirittura a ritirare la propria candidatura alla Provincia.

   Contemporaneamente i Della Fazia ne approfittarono per denunciare pubblicamente tutti gli sprechi e gli interessi privati che caratterizzarono la sua amministrazione. In particolare fu accusato di aver costruito un Cimitero in pendenza, interamente breccioso, cedendo il suddetto terreno da un podere di affezione facendolo valutare £. 800 in luogo di £. 400 e facendo proprio tutto il legname degli alberi che vi erano; di aver costruito la strada per il fosso San Tommaso al solo scopo di collegare un fondo del Sindaco in contrada Anticaglie (ed in effetti giunti allo sbocco del suo viale i lavori furono sospesi); di aver costruito opere pubbliche di costo superiore a £. 500 tramite il Comune e non in appalto come prevedeva la legge (la nuova piazza ebbe un costo di £. 10.121); di aver preso £. 180 dalla cassa del Comune per recarsi a Roma a salutare il Re Vittorio Emanuele; che suo figlio don Peppino per la costruzione della strada che porta a Rocca San Giovanni, intascava 4 lire al giorno solo per firmare i biglietti di chiamata degli operai; di essersi appropriato di £. 500 mandate dal Governo per aiuto ai poveri per l'inondazione del 1874. 

   Continuando in queste pubbliche accuse si fa cenno anche al suo carattere ambizioso e senza alcun colore politico ricordando che dal 1848 al 1860 nonostante i vari cambiamenti a livello nazionale riuscì, tramite una serie innumerevoli di intrighi e di raccomandazioni, a restare sempre a galla ottenendo decorazioni e incarichi ora dall'uno ora dall'altro governo.