I sanvitesi ed il mare (14)

   Altre imbarcazioni ancora nella mente do molti, come la “Dora Maria” (Foto 13) di “Luigge de Turchinje” e “Cicche lu pajetare”, al secolo Luigi Di Cintio[1] e Francesco Saverio della Fazia (1885-1972), e la “San Vincenzo” di Umberto Mazziotti (1910) furono costruite, invece, dopo la seconda guerra mondiale.

   Il Mazziotti prima della seconda guerra, già possedeva una barca a motore chiamata “L’Avanguardista”, che nel corso dell’ultimo conflitto fu requisita, come altre imbarcazioni per il trasporto di armi data la forte capienza delle stive. Quello della requisizione delle imbarcazioni per scopi militari era un fenomeno che San Vito aveva già dovuto subire nel corso della rivolta del 1820-1821 con la confisca di 13 navigli.[2]

   È evidente che la presenza di motori portò anche ad una trasformazione dei baracconi situati sulla spiaggia: a lato della Chiesa della Madonna del Porto, oltre alla cantina di ‘za Camille vi era il deposito dei bidoni di nafta di Antonio Olivieri (1873-1945), commerciante domiciliato nella Borgata Marina, ricordato come “borondonie dalla contrazione di parone (padrone) e di Antonio. La famiglia di Antonio continuava ancora quel traffico iniziato molti secoli prima con la Dalmazia importando legname nonché i cavalli e buoi dalmatini, bassi di statura e resistenti alla fatica utilizzati in agricoltura.  Antonio, per tutti “cumb’Andonie” era anche l’astatore al mercato del pesce e molti ricordano ancora la sua voce tonante: “Cinghe lire, quattr’e mezze…” attività trasmessa anche al nipote Mario prima che lo stesso divenisse dipendente della Sangritana.


[1] Luigi di Cintio, nato nel 1906, era anche Direttore del Mercato del Pesce a San Vito Marina. Dal matrimonio con Bianca Ciampoli è nata Maria Laura proprietaria dello stabile all’Eremo dannunziano al cui interno vi è la stanza, di proprietà comunale, dove D’Annunzio trascorse l’estate del 1889 con Barbara Leoni.

[2] D. Dell’Osa, op. cit., ivi