Per quanto riguarda la raccolta di poesie, già edita dalla Ginestra nel 1993 e alla quale ho aggiunto un’appendice, che contiene le poesie pubblicate sul giornale successivamente alla data di pubblicazione del libro, ho preferito seguire un ordine diverso, dividendo le poesie in due parti.

La prima parte l’ho riservata a quelle poesie di satira politica, mentre la seconda parte l’ho riservata a quelle di satira sociale e di costume.

E’ stata conservata la prefazione con le istruzioni per l’uso scritta dallo stesso Antonio Giannantonio.

Non ho potuto fare a meno, e penso di aver fatto cosa gradita a lei e ai lettori, di far precedere il tutto da un commento che la prof.ssa Adelia Mancini ha scritto sulla Ginestra sulle poesie di Scimmadette.

Quest’opera nasce per caso. Mentre rimettevo in ordine le copie della Ginestra, ho avuto la possibilità di rileggere alcuni articoli scritti da Antonio Giannantonio sulla Ginestra e sono rimasto colpito non tanto dalla lucidità del suo pensiero, quanto dall’attualità delle cose che erano trattate.

Che fossero cose di quindici anni fa lo si capiva solo dal fatto che il giornale aveva una data, altrimenti si poteva pensare che erano state scritte da qualche giorno.

Ho deciso di "riesumare" tutti gli scritti di Antonio Giannantonio, perché rappresentavano uno spaccato della società sanvitese in una fase di passaggio epocale: era il periodo del crollo della DC.

Sono stato indeciso se riproporre gli scritti secondo la loro uscita cronologica o di raggrupparli per argomenti (la storia del Porto, quella del Feltrino, della DC, del Turismo e via discorrendo), alla fine ho deciso di riproporli secondo un ordine cronologico, che rende meglio la situazione che si viveva a San Vito in quegli anni.

Sulla Ginestra Antonio scriveva a volte firmando il pezzo con nome e cognome, a volte con la sigla a.g., ma il più delle volte, soprattutto per gli articoli di prima pagina non usava firmare. D’altronde non era necessario la firma, poiché era noto a tutti che le direttive per la compilazione del giornale erano le sue e lui non amava delegare ad altri questo compito.

C’è da dire, però, che il giornale aveva un direttore responsabile, che, grazie alla sua firma, permetteva l’uscita della Ginestra e che si chiamava Giuseppe (Peppe per noi) La Spada. Comunque La Spada riponeva in noi grande fiducia e non metteva il naso in quella che era la linea del giornale.

Questa fiducia non è stata mai tradita, salvo che in un’occasione, quella della querelle, molto personale, tra Antonio e la prof.ssa Palma Altobelli.

In quell’occasione si arrivò nelle aule del tribunale di Lanciano e a rispondere fu chiamato il direttore responsabile e l’estensore dell’articolo, appunto Antonio.

Cu fu una soluzione amichevole con le scuse del giornale alla prof.ssa Altobelli, ma questo fatto incrinò la fiducia del Direttore, che ritirò la firma dal giornale.

A quel punto finirono gli articoli, le poesie e i corsivi di Antonio. In verità c’è da dire che l’armonia all’interno della Ginestra, quella famosa una e trina, stava scomparendo ed era sempre più evidente il tentativo di chiudere definitivamente una stagione per ricondurre il tutto nell’ambito dei partiti ed in particolare in quello dell’allora PDS. Ma questa è un’altra storia.

Proprio perché si tratta di una pagina della storia della Ginestra, che niente aveva a che fare con la linea politica del giornale, ma si trattava di un fatto personale dai contorni spiacevoli, ho ritenuto fosse saggio non ripubblicare gli articoli in questione.